Nell’anno 1197, viene eletto Vescovo di Como Guglielmo Della Torre, di origini luganesi che resse la Diocesi fino al 1226. Nel 1217 fonda un monastero sull’Arbostora, dedicandolo a Santa Maria Assunta e chiamando ad animare questo luogo di preghiera i Canonici Regolari di S. Agostino, sotto la direzione di un prevosto. Il Beato Guglielmo vi soggiorna anche per lunghi periodi in preghiera e meditazione e sceglie questo luogo solitario per sua sepoltura, ancora esistente ai nostri giorni.
Il monastero viene dotato di numerose terre e stabili (tra cui un mulino e una pesta) in territorio di Bioggio, staccandoli dai beni della Mensa Vescovile di Como di cui egli poteva disporre a suo beneficio, come asserisce lui stesso. Nel corso degli anni questo monastero appare su vari atti per quanto attiene ai beni di Bioggio. In un atto del 1261 viene nominata per la prima volta la chiesa di San Maurizio. Interessante un contratto di affitto di tutte le case, cortili, campi, prati, vigne, boschi, alberi e cose territoriali di proprietà della Chiesa (di Torello) in loco de Biegio stipulato il 29 luglio 1309 dal prevosto di S. Maria di Torello nella loro grangia (attuale Grancia nel piano di Scairolo) tra il monastero e un certo “…Henricum Canem de Doneda fq.d. Bocassij Canis de Castro de Doneda…”. Ho faticato parecchio a trovare un luogo denominato “Doneda”: si tratta di una frazione di Cadegliano-Viconago, sita oltre il Tresa, dove in effetti esisteva un castello risalente all’XI secolo. Un altro atto di “livello e confesso” del 1431 ci conferma la proprietà di “un sedime con molti edifici, case, ecc. in territorio di Bioggio, sito “ad Barcham”[1].
I Canonici Regolari di S. Agostino rimangono a Torello fino al 1389 anno in cui il monastero viene soppresso e la chiesa affidata ad un parroco che godrà delle rendite ad esso legate. Verso la fine del XVI secolo un decreto di Papa Clemente VIII assegna la prepositura e tutte le proprietà ai Padri Somaschi del convento di S. Antonio di Lugano, dove studiò Alessandro Manzoni.
La presenza dei Somaschi a Bioggio termina con l’incameramento dei beni ecclesiastici nel 1852. Nei registri dei defunti della Parrocchia si legge frequentemente di persone decedute “nelle case dei Padri Somaschi”[2]. Ritengo che i complessi agricoli, con case coloniche, granai ecc., dovevano consistere in almeno quattro masserie. Oltre ad essere i primi contribuenti in quanto alle decime[3], documentate dal registro custodito in Parrocchia come si evince dalla pagina dei conti che riporto di seguito, è certo che alcuni dei preziosi paramenti della nostra chiesa provengono dal loro istituto e, egregiamente restaurati, sono ora custoditi nella nostra sacristia. Cito in particolare un servizio per le celebrazioni in terza, completamente ricamato con fili in oro su sfondo rosso e un piviale dai colori inalterati che sembra appena uscito dalle mani esperte della ricamatrice.
[1] Archivio cantonale
[2] APar Bioggio, registro dei decessi
[3] APar Bioggio, scatola 1A